Ogni azienda è una media company

…e anche ogni singola persona, almeno in ambito professionale, sembra ormai tenuta a dover essere una media company.

Questa è una realtà che tante aziende, soprattutto medie e piccole, non comprendono e tantomeno applicano, eppure, oggi più che mai, se non comunichi non esisti.
Che ci piaccia o no il mondo ora gira così.

Con l’avvento di internet, produrre e distribuire contenuti è diventato semplice e pressoché gratuito, e questo ha dato voce a chiunque abbia voglia di dire qualcosa.
In ambito professionale questo vuol dire che a volte basta dire qualcosa, qualsiasi cosa, per aver già fatto più della maggioranza dei competitors.
Per i nuovi business internet è stata, ed è tuttora, nonostante l’affollamento, un’opportunità.
Con una buona comunicazione sui canali digitali puoi entrare da zero in mercati dove altrimenti non sarebbe stato possibile entrare.

Ma, allo stesso tempo, vuol dire che se sei un’azienda già avviata, con una tua fetta di mercato, non basta saper fare il proprio lavoro in modo eccellente: è necessario comunicarlo al mondo.
Altrimenti i competitors che si daranno da fare più di te con la comunicazione, prima o poi, prenderanno il tuo posto nella testa dei tuoi clienti, portandoteli via.

Essendo divenuto più facile raggiungere e comunicare con potenziali nuovi clienti grazie ai mezzi digitali, la fedeltà dei clienti, la famosa fidelizzazione, è divenuta sempre più difficile da mantenere.
Complici la grande disponibilità di recensioni (più o meno vere), i tanti contenuti di approfondimento su qualsiasi tema, per il consumatore il “rischio di cambiare” fornitore o prodotto abituale si è ridotto drasticamente.
A maggior ragione, comunicare serve a trovare nuovi clienti anche per compensare la fedeltà dei clienti sempre più debole.

Sembra impossibile ma nonostante la mirabolante quantità di contenuti prodotti ogni secondo dal genere umano, c’è sempre spazio se si comunica in modo pertinente ad uno specifico gruppo di persone accomunate da un certo interesse e/o da una certa area geografica.

La sovraproduzione di contenuti non sarebbe neanche un problema, tanto il tempo e l’attenzione di ogni persona restano limitati, e solo una piccola parte dei contenuti prodotti dall’uomo, anche limitandosi ad un solo argomento, verrà mai letto. Senza contare che ormai ci sono anche le “macchine” che producono contenuti autonomamente e sempre più credibili.
Il problema vero casomai è che tutti questi contenuti digitali occupano spazio in server che non si spengono mai, in server farm grandi come città, il cui inquinamento ha superato quello del traffico aereo pre-pandemia.

Il titolo di questo post è preso da una frase di Gary Vaynerchuk. Uno di quelli da cui si può imparare molto sulla comunicazione, in particolare, ma non solo, su quella contemporanea, dominata dai social networks.

Ecco alcuni appunti su questo tema estratti da uno dei suoi post.
https://www.garyvaynerchuk.com/how-to-tell-a-story-on-social-media/

… Non importa quello che fai (ndr quale servizio o prodotto vendi), il tuo lavoro è raccontare una storia.
Questo non cambierà mai.

… è evidente che stiamo vivendo in una cultura in cui a tutti manca l’unica merce che conta in questa vita, il nostro TEMPO.

… La nozione di narrazione non è cambiata, ma i mezzi attraverso i quali raccontiamo le storie sono cambiati. Con l’avvento dei social e l’attenzione dei consumatori in continuo movimento, ora devi raccontare una storia in modi nuovi e interessanti, che si tratti di 6 o 60 secondi … Questo è il gioco a cui stiamo giocando.

… E così, per raccontare una grande storia, la cosa più importante che devi fare è suscitare una reazione. Fine.

… In un mondo in cui c’è un’enorme quantità di contenuti social, se non costringi qualcuno a interrompere ciò che sta facendo e a reagire, non esisti.

… Stai girando un film di due ore a Hollywood che verrà proiettato su un grande schermo in un cinema. E questo è il suo contesto. Nei social il contesto è diverso, devi realizzare qualcosa che sia abbastanza buono da portare qualcuno a smettere di scorrere il proprio feed e fissare il proprio telefono. Devi considerare l’ambiente in cui verranno consumati i tuoi contenuti. … Facebook, Pinterest, Instagram e Twitter, sono tutti social networks ma sono molto, molto diversi fra loro (ndr la motivazione e l’attitudine di chi li sta utilizzando è diverso e non puoi dire le stesse cose o usare lo stesso modo per dirle).

DOCUMENTA. NON CREARE.
… Inizia a parlare delle cose che sono più importanti per te e fai quello che puoi per iniziare. Perché alla fine, la creatività (o quanto “belli” siano i tuoi contenuti ) sarà in gran parte soggettiva. Ciò che non è soggettivo è il fatto che più contenuti pubblichi più hai possibilità di essere ascoltato.

… Ad esempio, ci sono strumenti come Anchor che ti permettono di registrare e distribuire facilmente un podcast da un telefono. Puoi prendere la trascrizione da quel podcast, riorganizzarla leggermente e pubblicarla come un post sul blog.
Potresti persino registrarti mentre parli al telefono e usarlo come video. E puoi tagliare quei clip e distribuirli su Instagram, Snapchat etc..

INIZIARE è la parte più importante e il più grande ostacolo che la maggior parte delle persone deve affrontare.
Quindi fammi un favore e inizia a documentare.
… “ok, e ora?” Continua a farlo per altri cinque anni prima di tornare e chiederlo di nuovo.

Condividilo con qualcuno a cui potrebbe essere utile

Gabriele Rossi

View posts by Gabriele Rossi
Consulente web marketing. Aiuto le PMI a vendere meglio i loro prodotti e servizi, tramite la progettazione e l'ottimizzazione della comunicazione aziendale. Autore del canvas "La Mappa della Comunicazione Commerciale".
Scroll to top